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ARTE & COMUNITÀ TRA AUSTRALIA E ITALIA

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La prima intervista della Rubrica Buone Pratiche. Collezionare esperienze è dedicata a Michelle Green e Anne Smith, rispettivamente Direttore e Manager dei Programmi di Educazione all’Arte presso le Independent Schools Victoria di Melbourne. Impegnate in continui percorsi di aggiornamento professionale, Michelle e Anne hanno esplorato l’Europa e l’Italia al fine di studiare Best Practices da loro ritenute “inspiring”, fonte di ispirazione per il proprio lavoro.
Il loro sguardo ci restituisce una prospettiva unica: la possibilità di osservare alcuni progetti d’avanguardia nati e cresciuti nel nostro Paese, collocandoli in un contesto globale. Lontani dal peccare di esterofilia, possiamo riconoscere nella loro lucida e pragmatica analisi l’immagine di esperienze e case history esportabili nel mondo.

Domandiamo a Michelle ed Anne di presentarsi e fornirci un breve profilo della loro organizzazione.

Independent Schools Victoria è una organizzazione non profit di educazione indipendente. Promuove, sviluppa e tutela l’autonomia di circa 200 scuole aderenti. Si tratta di un’associazione che fornisce servizi professionali, piuttosto che un autorità di carattere manageriale. I servizi forniti sono molto vari e tengono conto delle diversità delle scuole aderenti, che riflettono orientamenti religiosi e filosofie educative differenti. Il numero di iscritti delle singole scuole varia da 20 a 2.000 studenti, la maggior parte degli istituti si trova a Melbourne e dintorni, più alcuni sparsi sul territorio dello stato di Victoria.
Abbiamo sviluppato un solido programma di educazione alle arti, attivo dal 2005. Il programma coinvolge le comunità scolastiche, partner aziendali, istituzioni e varie organizzazioni culturali, con significative connessioni a livello internazionale. Tra le molte iniziative dell’Arts Education Program che coinvolge le varie scuole, segnaliamo il programma espositivo che negli anni ha presentato oltre 2.000 lavori realizzati dagli studenti nei workshops e la partecipazione a programmi di arte pubblica. Inoltre, abbiamo iniziato una ricerca che esamina il valore delle arti nell’ambiente lavorativo, ricerca che rientra in uno studio condotto da Project Zero alla Harvard Graduate School of Education.
Michelle Green: come Direttore delle Independent Schools Victoria, sono continuamente alla ricerca di Best Practices a livello internazionale, nel campo dell’educazione e del management, da studiare e applicare per l’aggiornamento delle competenze relative all’insegnamento. Adotto un approccio fondato sulla ricerca, per il continuo miglioramento delle nostre scuole e per contribuire, attraverso l’educazione, alla costruzione di un miglior capitale sociale.
Anne Smith: il mio lavoro di Arts Education Programs Manager consiste nello sviluppare e sostenere i percorsi di Educazione all’Arte nel network delle nostre scuole, all’insegna delle parole chiave sostenibilità e qualità.

Per quale motivo siete arrivati in Europa, e in Italia in particolare, a studiare le Best Practices?

Siamo venuti in Europa per presentare uno studio alla International Conference on Thinking di Bilbao, Spagna (29 Giugno – 3 Luglio 2015). La conferenza, a cui hanno partecipato oltre 2.000 delegati, è stata l’occasione per esaminare e condividere buone pratiche e riflessioni sui temi Arte, Educazione, Scienza e Business. Il nostro studio analizzava l’impatto delle arti nella coesione sociale e nella trasformazione delle comunità locali, grazie a progetti che possono avere impatti significativi sulla vita dei gruppi e degli individui.
Gran parte del nostro lavoro in Australia consiste nel combinare il pensiero creativo con le politiche scolastiche e la relativa pianificazione, per assicurare alle giovani generazioni un futuro sostenibile e inclusivo – un lavoro che riguarda sia il piano strettamente educativo, sia la comunità in senso più ampio. Stiamo inoltre progettando un Festival per il 2017 e in questa logica abbiamo ritenuto che una ricerca nelle capitali culturali dell’Europa avrebbe potuto aiutarci e ispirarci nello sviluppo di progetti che speriamo di poter portare avanti nel prossimo futuro. In particolare, volevamo osservare e studiare i centri culturali più significativi in Italia, riconosciuti per le loro buone pratiche innovative. Eravamo convinti che incontrare l’equipe di Cittadellarte a Biella e del Dipartimento Educazione al Castello di Rivoli ci avrebbe fornito interessanti spunti e modelli per comprendere come arte e cultura possano avere un ruolo decisivo nella costruzione di coesione sociale e di nuovi orizzonti di pensiero.

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Quali erano le vostre motivazioni?
Eravamo interessati in particolare a progetti culturali che coinvolgano la comunità in senso ampio, oltre ad avere un impatto diretto nell’educazione dei bambini a livello scolastico. Crediamo nel potere generativo della cultura e delle arti, per rinnovare e ridare vigore alla vita delle comunità. In particolare, Michelle in un precedente viaggio studio si era imbattuta nel progetto Terzo Paradiso: nato dal segno simbolo ideato da Michelangelo Pistoletto per parlare di armonia uomo-natura e trasformazione sociale responsabile, negli anni il Terzo Paradiso è diventato una grande opera-azione collettiva. Migliaia di persone sono state coinvolte in happening in molte parti del mondo, a partire dalla prima opera-azione che ebbe luogo nel 2005 proprio grazie alla collaborazione tra il Dipartimento Educazione Castello di Rivoli, Cittadellarte e il maestro Pistoletto in persona. Questo progetto ci ha colpito talmente tanto che stiamo cercando di portare l’opera-azione Terzo Paradiso in Australia, all’interno del nostro Festival di Arte nel 2017.
In Australia, la nostra cultura è molto diversificata, così come lo sono le nostre scuole che rappresentano settori ben precisi della comunità, che si distinguono per credo religioso, nazionalità di origine, ma anche per il background socio-economico e per le prospettive pedagogiche in cui si riconoscono. In questo contesto, noi crediamo che l’educazione all’arte e la familiarità con le pratiche culturali possano costituire una sorta di zona franca, un terreno neutro per connessioni e discussioni, offrendo quindi opportunità concrete di trasformazione. L’arte è in grado di superare le barriere linguistiche che sono generate dalla comunicazione verbale e così le espressioni e connessioni che possono costruirsi nella relazione con l’opera offrono una ricchezza immensa, che non si potrebbe raggiungere solo con lo studio di altre discipline. La rappresentazione visiva inoltre può aiutare nell’approccio alla conoscenza, aiutando gli allievi di ogni provenienza a condividere ciò che già conoscono e a espanderlo, nella condivisione con gli altri, in modi sempre nuovi e imprevedibili.

Viaggiate spesso per questi scopi?
Sì, dal momento che l’Australia è fisicamente isolata, crediamo nell’importanza che il viaggio offre di creare connessioni con persone e luoghi. Ogni qualvolta ci è possibile, cerchiamo di cogliere questa opportunità.

Con chi avete viaggiato?
Abbiamo viaggiato con alcuni membri del team delle Independent Schools Victoria, inoltre in Italia abbiamo avuto il supporto di Chiara Tinonin, cultural manager e curatrice specializzata in arti visive e cultura imprenditoriale che ha collaborato tra gli altri con Cittadellarte e Michelangelo Pistoletto. Chiara è stata il riferimento nell’organizzazione del nostro viaggio in Italia, lei così come altri consulenti in Europa ci hanno aiutato a implementare un programma di apprendimento ricco e diversificato, per il nostro progetto Leading learning that matters: progetto destinato a Presidi scolastici nel mezzo della loro carriera, per fornire loro nuove visioni, spunti e competenze.
Il progetto di tour italiano è stato di Catterina Seia –cultural manager, co-founder e Vice Presidente di Fondazione Fitzcarraldo e Fondazione Medicina a Misura di Donna, su input di Anna Simioni, Executive Director al Boston Consulting Group, già direttore di Unimanagement.

Quanto vi siete fermati in Italia?
Due settimane, trascorse tra Roma, Milano e Torino.

Raccontateci qualcosa in più del vostro viaggio: dove vi siete fermati e per quale motivo, cosa avete fatto, come valutate le esperienze svolte

Il focus principale del nostro viaggio tra Milano e Torino è stato la visita al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e a Cittadellarte, due luoghi che ci hanno molto colpito e che hanno a che fare entrambi con il progetto Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto. Ciò che ci ha dato maggiori spunti di riflessione è la loro capacità di portare avanti progetti inclusivi, in continua espansione, che promuovono l’accesso alla cultura come arricchimento per la persona, in contesti diversi. Abbiamo anche trovato particolarmente interessante il modo in cui in queste istituzioni i Dipartimenti Educazione lavorino all’insegna della sostenibilità, da un punto di vista ambientale e comunitario.
Cittadellarte è un luogo che dà molta importanza all’educazione di artisti e non solo, fornendo loro opportunità per investigare temi di grande attualità per la nostra società, che deve cercare un equilibrio nelle relazioni tra natura e artificio. Siamo rimasti molto affascinati nel vedere opere in mostra che si confrontavano con tematiche come ad esempio il cibo, tra modificazioni genetiche da una parte e consumo di cibi spontanei dall’altra, in diverse parti del mondo. Abbiamo visto una rappresentazione concreta della rete internet, installata per mostrare la natura complessa della comunicazione del 21° Secolo, solo per fare alcuni esempi. Ci siamo soffermati a riflettere sul dualismo, la tensione che pervade gran parte del dibattito sulla contemporaneità tra Cittadellarte e la comunità ampia a cui si rivolgono i suoi programmi.
Siamo quindi andati a Torino e Rivoli per trascorrere una splendida giornata al Castello. La Collezione di arte contemporanea ci ha colpito per la profondità di pensiero espressa dagli artisti. Per noi, l’elemento di spicco è stata la documentazione di progetti ricchi e diversi messi in atto dal Dipartimento Educazione, ad esempio Abi-tanti La moltitudine migrante ed il Tappeto Volante. Questa documentazione ci ha permesso di addentrarci nella profondità concettuale dei progetti e nel loro ampio impatto sociale in termini di conoscenza, coinvolgimento e creazione di connessioni nel campo artistico e culturale; qualcosa che speriamo di poter costruire qui in Australia, anche grazie alla collaborazione diretta con il Dipartimento Educazione.

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Cosa vi ha colpito particolarmente?
Molti progetti che abbiamo visto si concentrano sull’idea di sostenibilità che può andare a vantaggio delle comunità e dell’ambiente. Alcuni progetti hanno contribuito anche alla rigenerazione di spazi, restituendoli alla gente in una nuova veste. Altri utilizzano materiali di riciclo per insegnare che nulla si spreca e che le arti possono attivare processi rigenerativi e di trasformazione per tutti, a un livello personale, sociale e globale. La creatività è essenzialmente orientata ad una crescita positiva ed è questa caratteristica che accomuna prassi educative al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e a Cittadellarte. I loro progetti forniscono uno spazio neutro per connessioni e trasformazioni, nel creare un linguaggio di dialogo aperto che accetta e celebra la differenza.

Ci potete raccontare le vostre impressioni sull’esperienza torinese, in particolare sul vostro coinvolgimento nel wall painting all’Ospedale Ostetrico Ginecologico Sant’Anna?

L’opportunità di contribuire alla rigenerazione dell’Ospedale essendo parte del progetto Cantiere dell’arte è stata un’esperienza molto arricchente per tutto il nostro gruppo. Tanti, arrivando da un background non artistico, erano in un certo senso intimoriti dall’idea di dipingere, per di più in un luogo pubblico. In breve tempo, però, si sono ricreduti, sentendosi a loro agio e con la soddisfazione di poter portare un piccolo contributo all’interno di un luogo di grande valore, restituito alla comunità nella nuova veste e immediatamente funzionale.

Allargando la prospettiva, potreste fare un paragone tra ciò che avete visto in Italia e il vostro background?

Il nostro lavoro in Australia, nel campo scolastico, si concentra sul tentativo di costruire un pensiero divergente e sul fornire delle opportunità per raccogliere idee nuove ed espansibili, che possano alimentare l’innovazione. Il pensiero divergente è qualcosa che abbiamo ampiamente ritrovato nei progetti e luoghi di cui abbiamo fatto esperienza: progetti che celebravano la diversità come inizio di inedite connessioni, per la crescita e per l’arricchimento di ciascuno. Crediamo anche nel potere delle arti per un insegnamento interdisciplinare, che parte dal linguaggio visivo, così coinvolgente ed evocativo. Materiali visivi possono costituire preziosi supporti alla conoscenza, anche nel momento in cui aiutano l’allievo a riconoscere ciò che già sa. Questi punti di partenza sono vitali per gli studenti, possono aiutarli a costruire il percorso di apprendimento e conoscenza lungo tutto il loro curriculum di studi.

Pensate di mettere in pratica nuove idee dopo questo viaggio studio?

L’idea di arte in senso ampio, con molte sfaccettature, e rivolta al coinvolgimento di tutti coloro che vi si avvicinano attraverso esperienze che si possono adattare ai contesti con la loro unicità, rinforzando il gruppo così come l’individualità di ciascuno: questa idea, che abbiamo fatto nostra, sarà uno degli assi portanti per il nostro Festival delle Arti e delle Culture 2017.

Avete qualche suggerimento/ qualche considerazione finale da condividere con noi?

L’arte prospera e si nutre della diversità e crea connessioni che potrebbero non crearsi diversamente. Il suo potere generativo può essere di aiuto per una crescita in senso positivo, se gli lasceremo permeare sempre più l’educazione nella società futura.

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